PROFILI CRITICI

Gianni Faè

1976

Il giovane pittore , in un breve arco di tempo ma di fervida attività , ha saputo raggiungere con costanza e serietà di impegno un ragguardevole livello di maturazione artistica , riscuotendo lusinghieri consensi . Dopo i suoi primi saggi , in cui talvolta manca forse un più attento filtro negli accostamenti cromatici e un più rigoroso controllo della composizione , oggi la sua pennellata , più sciolta e sicura , sa ricavare dalla tavolozza un’interessante e felice gamma di tonalità calde e vibranti , tanto nelle nature morte , quanto nel paesaggio , grazie a una proficua esperienza culturale riguardante i maestri dell’impressionismo francese .

A questo riguardo , già nelle sue prime opere avevamo notato come , senza alcuna meditazione di ricerche intellettualistiche , naturalmente , in diverse composizioni l’autore, ricordava un chiaro ma istintivo accostamento a soluzioni tipiche dell’impressionismo francese, e citavamo in particolare Cézanne , e non a caso , poiché ora il discorso pittorico di Menegazzi si sviluppa con semplicità e immediatezza ed insieme con una elaborazione cosciente e normativa dell’originaria sensazione: abbandonata infatti certa pesante densità del rosso-mattone dei primi quadri , pur permanendo un predominio di verdi-cupi nelle campiture , a danno della prospettiva , affiora una trasparenza atmosferica varia e gradevole che mette in luce una decisiva compatezza di struttura , spesso di alto valore poetico e di accentuata dinamicità dei primi piani .

L’entusiasmo e la tenace ricerca dei valori cromatici e compositivi , accompagnati dalla coscienza del lungo e difficile cammino che l’arte richiede agli artisti , costituiscono una sicura garanzia che Francesco Menegazzi indubbiamente saprò degnamente collocarsi tra i più significativi e validi rappresentanti della pittura veronese .

Mons. Angelo Marini

1982

Ormai una discussione d’arte – e quindi anche di pittura – si ridurrà , a mio parere , a una battaglia fra il colore del cuore del sentimento e della fantasia , ed i calcoli scientifici ( o meglio pseudo-scientifici ) dell’intelletto .

Così uno guardando una donna dovrà dire d’istinto “mi piace” e “non mi piace” ; oppure , invece dovrà prima risolvere il problema di quanti centimetri quadrati abbia di pelle o su quali gradi si debbano misurare i suoi orecchi e l’angolo del naso . Ho detto “ pseudo-scientifici “ perché spesso non centra la scienza – le matematiche , le analisi cliniche – ma centrano solo la psichiatria o l’immoralità .

Sono proporzioni un po’ dure , ma viene l’ora in cui bisogna dire la verità .

Il pittore che presento oggi e che apre la mostra il 17 Luglio in S. Anastasia (Centro Culturale S. Giorgetto) appartiene al ramo dei semplici , dei sani , degli spontanei , che guardano il mondo a sé con occhio semplice ed affettuoso come abbracciano la moglie e i figli . Non che nella visione del mondo manchino la tecnica , lo studio del disegno e dei colori . Quindi ci sia alla base la coscienza appropriata del senso stesso . Altrimenti dove se ne andrebbero la prospettiva o i riflessi dei fiori e delle capanne nell’acqua ravennate , come nel dipinto che riproduciamo ? Quindi una mostra da visitare per godere un po’ di pace e di calma .

Umberto G. Tessari

1984

Quella buona pittura che in ogni epoca ha rispettato il valore delle tradizioni più radicate , ed ha indicato al lettore le vie sicure dell’arte , rinasce dopo ogni funerale di molte inconsulte avventure culturali avanguardistiche , per ristabilire a pieno titolo la dignità di un fare in cui l’uomo saggio riconosce il grande mistero e la suggestione dei rapporti emozionali con la natura creata .

La buona pittura ricrea , alla fine , e senza compromessi , dopo ogni crisi esistenziale , il felice riscontro di una creatività operativa esteticamente qualificata ; soprattutto in quest’ottica particolare , il paesaggio torna protagonista di una fedeltà spaziale genuina e accattivante , estranea agli instabili umori delle mode e delle correnti di parte .

È questo il caso della pittura di Francesco Menegazzi , un giovane artista colognolese , che ha resistito per intima vocazione alla lusinga di tanti richiami più o meno sofisticati , percorrendo correttamente la via non facile della pittura naturalistica , innamorato narratore di quelle meraviglie che liberano la contemplazione del quotidiano da implicazioni problematiche , e dispongono il processo creativo in ordine a sensibili esperienze personali .

La sua pittura , infatti , ispirata prevalentemente al paesaggio , ma che comprende anche altri “generi” , come la “natura morta “ , la “composizione libera” , si muove nell’orbita infinita di una visione storica dei soggetti assunti , identificati questi con distaccata misura , rivelatore del temperamento e della personalità dell’autore .

Un senso drammatico distintivo segnala tale personalità ; la qualità della meditazione prepara l’incisivo disporsi sulla tela del disegno , sempre puntuale ed efficiente ; un ‘ottima preparazione tecnica fa da supporto omogeneo all’uso della tavolozza , varia , intensa , armonicamente orchestrata sulle tonalità centrali . È anzi , al colore, alla psicologica rilevazione del colore , che Menegazzi affida il meglio dei propri interventi . Colore caricato di significazioni profonde , talora aggressivo e sensuale , talora steso in ampie serene partiture giocate sulla ricerca sensibile dell’invisibile concreto ; colore pulito evocativo e penetrante . In esso coincide un’apparente , calma fissione dell’immagine ideata , mentre prigioniero di lontane nostalgie l’autore invoca la terra feconda , di oggetti consueti ad un appuntamento graduale di sensazioni che rovesciano la conoscenza e riuniscono in gradevoli unità di sintesi , i frammenti di un servizio d’amore completo e incontestato .

Traspare in questo processo compositivo il bisogno urgente del pittore di dare un’anima singolare alle proprie creature dipinte ; e nello stesso tempo la necessità inderogabile di vestire i parametri della bellezza formale con l’uso di un linguaggio espressivo duraturo convincente .

Menegazzi vive tale esperienza illuminante con estremo pudore e semplicità , offrendo al fruitore attento a una lettura originale , tesa , ricca di fermenti , per corsa da fremiti di luce ; una lettura moderna fin dove l’attualità del reale investe la poesia del dipinto , e la inoltra verso il riconoscimento di quel recupero di una bellezza nuova , palpitante , che qualifica , giorno dopo giorno , la bellissima arte della pittura.

Franca Barbuggiani

1984

La natura sta tornando protagonista con autorevolezza dell’espressione figurativa . È quanto afferma con la sua pittura anche Francesco Menegazzi , autore di una personale in S. Giorgetto di S.Anastasia fino al 18 di giugno .

Articolata in una quarantina di pezzi , la mostra ha per protagonista soprattutto il paesaggio . Un paesaggio colto nel trascolorare dell’ora (…) o nella variabilità delle condizioni atmosferiche (…) o nel mutare delle stagioni (…) . Spesso lacustre o marino o scorcio di canale , dove l’acqua favorisce i giochi di luce (…) con passaggi di colore ben graduati nell’armonico uso dei complementari .

Se il paesaggio è quello della terra del pittore , Colognola , oppure la Lessinia , e la stagione primaverile , spesso la pennellata diviene squillante e materica (…) , dominata da chiare tinte pastello fatte risaltare da sapienti zone scure . Per esprimersi , talora , nella semplicità compositiva di un ciliegio in fiore con tutta la carica vitale della forza della natura che rinasce a nuova vita in una vera e propria esplosione di luminosità e colore .

Giochi di luce e scorci di paesaggio spesso con elementi compositivi di gusto scenografico , caratterizzano le composizioni in studio , con oggetti della vita quotidiana (…) , alle quali talora non è estranea anche una composizione onirica e infantile (…) .

Come pure fa talora capolino , accanto al naturalismo tanto caro a Menegazzi e caratterizzante il suo linguaggio , una componente espressiva più geometrizzante e orientata verso l’interessante ricerca di maggiore sintesi formale (…).

Completa la mostra una serie di acquerelli , luminosi e colorati .

Mons. Giovanni Cappelletti

1986

Dovendo scrivere di lui , giorni fa sono andato a trovarlo e Francesco Menegazzi – occhi buoni e mezzo sorriso sulle labbra – m’è venuto incontro contento .

Una casa la sua in aperta campagna , con le finestre e la corte festanti di fiori , circondata da viti e da verde ; coronata da un cielo , in quel pomeriggio , senza un velo di nube .

Dallo studio di pittura , un giorno falegnameria , lo sguardo spazia sulle cangianti meraviglie della natura circostante , sull’ineffabile bellezza della Val Mezzane e la Val d’Illasi e sullo scenario da favola , che sono le lontane cime dei lessini .

Un pittore qui non resiste alla tentazione e le sue tele non possono essere che paesaggi . E i paesaggi la fanno da padroni nei molti lavori del pittore Menegazzi . Osservandoli si avverte che il pittore è un innamorato della natura . Il tema che lo entusiasma ; il disegno sentito ; la pennellata è sicura ; il colore è caldo ed indovinato ed alla fine la tela firmata è viva . E ti parla delle gioie semplici del ‘brolo’ , delle vicende secolari di un tronco d’albero , dell’intimità di case fasciate di silenzio e di pace , di cime vestite di cielo ed assorte in preghiera .

L’artista è per natura un insoddisfatto . Non realizza mai a pieno quanto gli canta nell’intimo .

La materia è spesso sorda alle intenzioni dell’arte .

Menegazzi , maestro del paesaggio , è un tenace discepolo nel figurato e nel religioso . È questa la vetta che lo attrae e vuol scalare . Ne possiede i mezzi e lo sostiene la volontà .

Di certo l’impegno sarà coronato da successo .

Mons. Alberto Piazzi

1988

Forse per capire meglio la sua opera è necessario incontrare il pittore Menegazzi nel suo ambiente familiare , nel mondo agreste che lo circonda e tentare di osservare con i suoi occhi il gioco mutevole della luce e dei colori sul trascorrere delle ore del giorno e delle stagioni .

I suoi paesaggi sgorgano dalla contemplazione di angoli suggestivi della sua terra e vengono cantati e trasfigurati con la partecipazione del cuore che vive intensamente quei luoghi carichi di ricordi e di affetti. Si è spesso affermato che un quadro va guardato per quello che è , per ciò che presenta e comunica ; ma se , per un istante , volessi anche comprendere l’animo dell’autore , la sua personalità , direi che nelle tele del Menegazzi io scopro genuinità , consapevolezza , ricerca .

Quanti hanno scritto di lui concordano nell’evidenziare la sua estraneità agli umori delle mode spesso effimere e insincere e la sua predilezione di fondo per il paesaggio .

A me sembra doveroso sottolineare anche la sua sostanziale fedeltà ad una maniera del tutto personale di esprimersi anche se vi appare l’influenza iniziale di qualche maestro .

I suoi quadri sono onesti , ben impostati nella loro costruzione architettonica , nel rispetto della prospettiva che si articola armonicamente su piani differenti , nella dosatura del colore che dalle prime opere ricche di vibrazioni cromatiche proprie dell’impressionismo francese previene a maggiore sensibilità e semplicità nei lavori più recenti .

La sua preparazione tecnica si rivela anche nel ritratto e nel soggetto sacro ma più ancora , direi , negli acquerelli così luminosi , morbidi e piacevoli .

Col passare degli anni cresce nel Menegazzi l’evidente passione per il suo mestiere , sempre intensa e sempre rivolta alla ricerca di moduli più raffinati che consentono di arrivare possibilmente alla sintesi concettuale e all’unità espressiva che rappresentano sempre il traguardo ultimo per chi vuol far arte .

Piero Piazzola

1988

Il pittore colognolese Francesco Menegazzi , per l’ennesima volta è all’onore della cronaca per un altro ambito riconoscimento , il premio Europa Cultura 1988 , che gli sarà consegnato a Bologna alla fine di questo mese da Nicoletta Orsomando , …,madrina ufficiale del premio , alla presenza di numerose personalità del mondo della cultura e dell’arte in particolare .

Il “Premio Europa “ è inteso a indicare al grande pubblico dei cultori e appassionati dell’arte e del sapere le più interessanti e valide proposte artistiche e culturali del nostro tempo in campo europeo . La speciale commissione che ha vagliato con criteri rigorosi le scelte alla scopo di conferire il riconoscimento in parola ad un numero molto limitato di persone – ha ammesso il Menegazzi tenendo conto della “singolarità e particolarità espressiva del suo lavoro artistico , seguito in più occasioni attraverso mostre , riscontri in dizionari d’arte e manifestazioni artistiche “.

Non dovrà sembrare superfluo o , comunque , scontato il fatto di aggiungere a queste note di cronaca anche una parola sui recentissimi sviluppi di tavolozza e di concezione artistica della sua paesaggistica . Al limite di un rinnovamento grafico e di una puntuale e sofferta ricerca di modulazioni espressive e di plasticità cromatica , Menegazzi dà ai suoi più recenti lavori

un’ immagine e un modo di dipingere che non disdegna le basi delle precedenti esperienze ma le trasforma in quell’area impressionistico-astrattistica sui sembra felicemente avviato con felicità di intuizione e con altrettanta devozione ideale .

Carlo Caporal

1991

Il Centro Culturale di S.Giorgeto in piazza S. Anastasia , una significativa mostra chiude l’anno accademico della oramai famosa galleria d’arte gestita dall’UCAI. La mostra vede esposte fino a questa domenica 29 dicembre le opere di Francesco Menegazzi , una delle più “quotate” firme della veronesità. Alberto Piazzi che presenta in catalogo l’artista , ben sottolinea che “è necessario incontrare il pittore Francesco Menegazzi nel suo ambiente familiare “. L’artista infatti entra nel suo mondo agreste , tra le sue colline , ancora in qualche modo incontaminate. E di queste ne trae l’essenza. L’arte è un concetto astratto che si concretizza in colori , grafie e forme ; ma l’arte è anche , prima di tutto un prodotto dello spirito che si trasforma attraverso il segno . Appropriarsi di questo è la somma di una cultura filtrata nel tempo , e per “creare” occorrerà così , prima di tutto , avvalersi di un progetto mentale che darà modo di trasferire sentimenti .E proprio di sentimenti parlano le opere di Menegazzi , esposte in questi giorni presso S.Giorgeto . La pittura del nostro artista , comprensibile , ma non per questo “oleografica” , rientra nel grande filone della pittura “en plein air” , impressionista per definizione , ma comunque altamente personale . I colori hanno la raffinatezza di un partito musicale , pin piano si mescolano , pian piano si dividono uscendo dalla superficie per fondersi con l’aria che li circonda .

L’estate , la primavera , ma anche gli inverni , esplodono in tutta la loro gamma cromatica per definirsi sullo spazio della tela che quasi sembra non contenerli . La pittura onesta , pulita del Menegazzi , trascende il sogno trasformandolo in una realtà visiva palpabile , mai comunque “imitazione”, ma solo incanto . Le cromie delle opere sono quelle rubate alla natura alle colline che circondano il suo studio , ai fiori , ai verdi dei prati , alle contrade della Lessinia che diverranno, tramite il pennello dei “felici momenti visivi”. Colori rubati dicevo , ma il furto avverrà al momento giusto , quando le cromie si vestiranno di luce . La luce cambierà per un attimo solo superficie , si trasferirà da un albero , ad un prato o da un cielo turchino sulla tela , per rimanervi imprigionata suggerendo sentimenti .

Estraneo agli umori delle mode , il nostro artista ha sempre seguito la sua strada ed i successi ottenuti confermano senz’altro la sua scelta .

Una scelta che ha ben inteso l’essenza del momento artistico , che non produce bensì trasforma , che interpreta , ed in questo il pittore sii identifica in una sola parola , creare . Spente le luci della mostra , rimarranno le luci dei colori , rimarranno i riflessi delle “radici del sogno” che sono la chiave di lettura delle opere del Menegazzi.

Vera Meneguzzo

1992

Ancora il paesaggio ! Ispezionato , censito , frammentato e poi ricostruito in luce dalla pittura di Francesco Menegazzi , alla Galleria d’arte “Centrale” di S. Bonifacio .

Vedute di esterno colte in spazialità marine e di campagna . Spesso con una angolazione obliqua rispetto al rettilineo dell’orizzonte . Dominante , un colore pieno , pastoso , nettamente in contrasto con la stesura che risulta rada , agile , sintetica . Colore a volte usato solo come segno , traccia appena mossa sul non-colore della tela .

Un accorgimento che consente al Menegazzi di imprimere nei suoi dipinti una ariosità quasi percepibile sulla pelle . Un paesaggio che viene incontro da una specie di soglia fatta dall’assenza di riferimenti ambientali , solo dall’intuizione di una prospettiva . Per poi distendersi lungo stradicciole incassate fra muri pigmentati di erbe rampicanti , nei prati asimmetrici polverizzati di fiori poveri , su per colline screziate di ombre .Oppure inventare tratti di mare in tempesta , brani di spiaggia gremiti di spazzatura , mille ex-cose la cui primitiva forma è diventata solo una briciola da da consegnare a una lunga contemporaneità .

Sempre puntuale la sinteticità cromatica e segnica per cui ogni visione sa materializzarsi con un nulla. Menegazzi è un innamorato del paesaggio . Tanto da trasferirlo , forse , suo malgrado su altri temi . Le nature morte , con quella frutta “poca” da tavola , con quegli oggetti non statici , sembrano approntate quasi per caso . Appena uno sguardo al tavolo di posa , e l’aria esterna già investe quelle presenze inanimate per farle respirare , intiepidire al sole . Un discorso analogo si può applicare , quando Menegazzi si occupa della figura . Sempre incerta fra interno ed esterno . Come se la sua consistenza avesse bisogno di ossigeno , di spazio e lo spazio stesso per esistere , di sentirsi ricettacolo di una forma corporea .

Remo Schiavo

2000

Fa sempre piacere presentare un pittore come Francesco Menegazzi che dipinge esattamente nel senso della parola ed ha vere idee e non i tanti ghiribizzi che frullano per la testa di molti pseudo artisti. Il che costringe il critico a usare un linguaggio comprensivo e non i soliti giri di parole in artistichese tanto per non farsi capire e ritenersi dotato di un sesto senso superiore ai comuni mortali.

La nota biografica di Menegazzi indica che è nato nel territorio veronese e che appartiene alla scuola pittorica veronese del Novecento così ben valorizzata da Francesco Butturini e dalla Accademia Officina d’Arte di Verona.

Menegazzi si muove nell’ambito di Albano Vitturi , Giuseppe Zancolli , Orazio Pigato e Guido Farina riprendendo temi noti quali paesaggi della campagna veronese, interni , nature morte , colti con lucida freschezza anche se presto trova una sua via che lo distingue da questi maestri.

La conoscenza degli impressionisti lo porta ad una rapida pittura di tocco e ad evocazioni delicate che esprimono felicemente un sentimento romantico esemplificato da tanti acquerelli.

Ma altre voci si fanno sentire nell’opera di Menegazzi che pare non accontentarsi più di delicate pastorellerie . La pennellata diventa più corposa , il colore più intenso e più sobrio , l’architettura delle sue case s’impone massiccia e incombente quasi minacciosa.

Non so quanto i critici di Menegazzi possano essere concordi con me ma io vedrei in tante opere l’influsso di Mario Sironi , pittore del regime che dopo un tendenzioso oblio ritorna con gran forza sulla scena artistica italiana.

Abbandona la tecnica compendiaria , il frullo alla De Pisis , Menegazzi staglia in un freddo cielo i suoi neri pinastri , i suoi crocifissi , le sue case aggrappate a ripidi sentieri , i suoi sgradevoli paesaggi irti di ciminiere e di gru che incontriamo nella vita di ogni giorno .

Di fatto l’opera di Menegazzi diventa sempre più impegnata e inquietante per la presenza di una donna col bambino al seno in attesa di un treno che non si sa quando passerà .

Logico il passaggio rapido e giustificato dalla pittura di paesaggio e natura morta alla figura umana affrontata con un gusto tragico che ricorda quello di Felice Carena come si può vedere nel bellissimo Buon Samaritano , nella commovente Maternità e nella Pietà degli anni Novanta, nel Lazzaro , nel miracolo del Cieco , dipinti tutti impegnati di vero sentimento cristiano .

Fortedi tante nuove felici esperienze il più recente Menegazzi è tornato alla pittura di paesaggio quasi per un ritorno alle sorgenti della sua formazione artistica.

Ma l’occhio non è più quello ingenuo del giovane uscito dalla “Cignaroli” di Verona : freddo e disincantato si posa sulla superficie delle cose su tonalità verdastre e azzurre .

Diverso ma sempre fedele a se stesso e alla sua vocazione . Menegazzi aggiunge una nuova tessera al lungo mosaico della sua produzione o meglio della sua creazione visto che parliamo di un artista.

Giorgio Trevisan

2004

Francesco Menegazzi , sensibile pittore di natura e paesaggio , ritorna ad esporre le intense opere della sua produzione pittorica alla galleria L’incontro di via IV Novembre .

Un buon numero di quadri segna il punto di una ricerca artistica riflessiva , che non si lascia prendere né la mano né la mente , ma che procede riflessiva sulle linee di una idea di pittura che non si distingue dal reale ma che lo interpreta finemente e con tecnica raffinata .

In questa personale , molto curata ed equilibrata sia nel senso delle scelte figurali che di quelle tecnico espressive , appare chiaro come il suo obiettivo sia quello di estrarre dal colore , e dalle infinite gamme cromatiche , quella tinta che più di altre definisce meglio l’immagine , maanche lo stato d’animo di chi , in quel preciso istante , la sta creando . In Menegazzi “l’arte è prima di tutto un prodotto dello spirito che si trasforma in segno “, intuisce Carlo Caporal amico sincero e mentore del pittore di Colognola ma è anche colore che si stempera che si aggruma o che si aggruppa in un ordine preciso ed accoglie ogni incidenza luminosa capace di fare pulsare l’immagine nella luce o nell’ombra , o nell’immobilità di un pacificante e sereno paesaggio di terra o di acqua .

Gli amati soggetti della sua pittura sono sempre dipinti con intensità cromatiche e tonalità vigorose : egli all’evanescente inconsistenza del colore debole e trasparente privilegia infatti l’abbondanza di una pennellata capace di fondere armonicamente insieme gli elementi emotivo compositivi dell’opera .

Carlo Caporal

2007

…La ricerca artistica di un pittore è legata sempre a quella creatività suggerita dai momenti più o meno felici dell’artista che si confronta con il racconto visivo rappresentato . Pietra di paragone è certamente , nelle opere di Menegazzi , quel suo personale cromatismo formatosi in anni di esperienza e ferrea volontà . Qualche tempo fa , eventi personali offrivano all’ artista di Colognola ai Colli un dibattito con la sua stessa poetica pittorica . Le grafie divenivano nervose e molto materiche , in cromatismi quasi spenti comunque alla ricerca di una spiritualità dove il fraseggio pittorico è sempre maturo e altamente proponibile in una lettura densa di intensità . Le tele di Menegazzi pregne delle atmosfere ricercate dall’artista , sono sempre piene di intensa spiritualità .

Nel percorso dell’artista si riscontra in lasso di tempo piuttosto lungo , un interiorità quasi “offesa” da un momento di profonda tristezza , leggibile in una tavolozza offuscata dalle realtà sinergiche di quei momenti difficili della sua quotidianità . Recentemente , col superamento di questa fase , nelle opere dell’artista di Colognola aleggiano tagli pittorici in cui il colore sembra rigenerarsi in quella luminosità dove un concerto cromatico sembra eseguire antiche melodie. Nella sua pittura si evidenzia come gli stati d’animo divengano pagine di vita che il colore e il segno hanno inciso in modo indelebile .

Federico Bellomi

2009

 

Avevo conosciuto Francesco molti anni or sono , quando da poco ero sgusciato dalla dotta scuola del maestro Dante Broglio .

Me lo sono ritrovato più tardi allorché , lasciata Colognola avevo posto dimora a Verona in compagnia di mia moglie Gabriella .

La nostra comune passione per l’arte fu felice-causa di un’amicizia che ancora oggi regge alle diversificate e non sempre felici ,vicende della nostra vita . Ebbe così inizio tra noi una sorta di sodalizio artistico , destinato a produrre scambi culturali necessari ad entrambi , e che si tradussero nell’opera di Menegazzi mediante una ricerca della luce , con una tavolozza esuberante ed una altrettanto felice materia che oserei definire , un poco macchiaiola .

Il paesaggio della Lessinia ebbe , come è facile intuire , la precedenza , e Colognola , specie d’ autunno , divenne un punto di riferimento in cui Francesco immerse il suo pennello per cavarne un codice cromatico che lo appagasse adeguatamente . Le vecchie mura del paese grondanti di vegetazione di un verde cupo interessato da gialli acidi , da arancioni e di rossi velati di garanza pronti a divenir violetti , furono un incendio cromatico che gli entrò nella mente e nel cuore .

In seguito , sempre cercando la luce egli scelse temi lacustri ,quelle marine ravennati che forse avevano suscitato l’interesse di Masolino da Panicale , ma che certamente avrebbero potuto trovar campo anche nella pittura degli impressionisti francesi . Il pittore Francesco Menegazzi ne colse l’essenza cromatica con una vivacità di pennellata dinamica e veloce , ma al tempo stesso egli riuscì a tradurre concretamente una dispiegata solarità tutta italica , un clima lacustre con pontili muschiosi , lavati dal flusso e riflusso dell’ onde dell’ Adriatico .

Francesco , nel pieno vigore dell’età seconda , giunge alla riflessione sui segreti del colore , quegli di una cromia , capace di interferire con la dimensione affettiva , portandola a quella vibrazione interiore destinata a sfociare nella beatitudine della poetica di un’opera d’arte . Egli si è formato una conoscenza interiore e una manualità in virtù dell’esperienza venutagli dalla disciplina operativa condotta con amore e quotidianamente . Il detto Leonardesco: ”Esperienza , madre di ogni certezza”, deve essere stato per Francesco un monito da tenere sempre inanzi ad ogni sua impresa artistica . A tale proposito una breve riflessione filosofica è d’obbligo . Quanto vi è di immanente nello spirito dell’artista , preme d’essere , prima o poi estrinsecato in un’opera compiuta in sé .

Questa realizzazione esteriore implica due fasi ben distinte tra loro , l’una interiore in quanto materia dello spirito , fatta di conoscenza e di scelta , l’altra esteriore strettamente connessa alla realizzazione propriamente detta , dove il frutto finale dell’opera le contiene entrambe fuse nel miracolo che viene definito : la poetica dell’opera d’arte .

Francesco Menegazzi sente ad un certo punto la necessità di un incontro con la cultura artistica francese. Ancora un volta io mi trovo associato con il mio fedele allievo a tentar di cogliere il clima che la Senna offre a Conflans-Sainte-Honorine in un’aura che già gli impressionisti avevano cercato di fissar su tele o tavole che ora ornano i musei . Il Menegazzi è ormai padrone della sua tavolozza . Le esperienze precedenti rendono agile la mano ed egli può toccare livelli di una bontà cromatica ancora più sensibile senza tradire in alcun modo la sua visione personale .E’ su questa sua capacità di mediazione delle varie componenti espressive che è opportuno fermare la nostra attenzione specie nelle opere più recenti nelle quali una visione di sintesi cromatica si impone non solo come fattore estetico , ma anche come frutto di una cultura acquisita autodidatticamente nella maniera famigliare agli artisti .

Vittorio Castagna

2013

Francesco Menegazzi era affezionato a questa galleria , nella quale più volte ha esposte le espressioni della sua arte . Ma ognuno di noi conserva ancor viva l’immagine dell’artista sofferente , eppure ancora indomito , che poco più di un anno fa era qui in mezzo alle sue creature , le accarezzava e ne era fiero , in occasione dell’ultima esposizione , da lui voluta e qui realizzata .

Oggi egli è ancora qui con noi , in questo nuovo appuntamento con la sua arte : appuntamento che è stato voluto sia dalla famiglia del pittore , sia dalla sig. Laura , che è l’anima di questa galleria .

Il nostro incontro di oggi , perciò , è animato e permeato dall’intensità di un affetto , sia pure velato dal rimpianto , che ciascuno di noi coltiva per questo indimenticato e indimenticabile artista .

Questa esposizione è un omaggio , spontaneo e caloroso alla sua memoria ed un invito a rivivere e a rimeditari i tratti della sua arte attraverso le sue creazioni e a ricercare le fonti della sua ispirazione .

A queste opere , che noi oggi qui in gran parte rivediamo , Francesco non ne ha fatte seguire altre : l’intensificarsi e l’incrudirsi del male glielo ha progressivamente impedito .

Dimodoché qui noi ritroviamo l’apice della sua produzione pittorica , l’espressione conclusiva del suo mirabile percorso artistico .

E’ un itinerario , pertanto , quello del nostro artista , chesi è concluso con queste opere , ma che purtuttavia è rimasto incompiuto , quasi sospeso : egli avrebbe certamente immaginato e perseguito , e verosimilmente avrebbe raggiunto , altri traguardi e altre mete , chenoi a questo punto possiamo solo immaginare , anzi tentare di immaginare , ma senza dubbio affascinanti .

Nessuno può avere la pretesa di intravedere in anticipo la meta e le vette che un artista potrà raggiungere a scalare .

Noi ora torniamo ad ammirare , ed a godere , queste creazioni , questi colori tenui , queste forme , questi suoi paesaggi , queste sue figure che ci vengono riproposte per una rinnovata riflessione sulla nobiltà del messaggio artistico che Francesco ancor oggi ci trasmette e ci rinnova .

Carlo Caporal

2014

La Galleria Centrale di San Bonifacio ospita dal 6 al 22 Dicembre la mostra retrospettiva del pittore Francesco Menegazzi , indimenticato artista di Colognola ai Colli che tanto ha seminato e i frutti del suo sapere sono ancora attuali nell’ambito della pittura veronese , in diverse collezioni private e nei pensieri dei suoi tanti allievi . I suoi paesaggi Lessinici ci accompagnano in visione ampie e solari , spesso riprese da numerose nevicate , un tema tanto caro all’artista . Questa mostra è dedicata proprio ai paesaggi invernali , dove la luce , suggerita dalle nevi , diviene parte centrale delle opere pregne di atmosfere ricercate sempre e ancora colme di intensa spiritualità.

La spaziosa galleria centrale, riscopre ancora una volta nelle visioni invernali quella capacità di interpretazione poetica che Menegazzi era in grado di suggerire .

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